Io sono L'Aquila (testo + video)





Fermati. Lo dicevo anch’io, mentre tremavo e crollavo. Fermati, non scherzare, fermati.

Io non volevo venire giù. Non volevo uccidere. Non volevo restare sola.

Sono due anni. Mi hanno riempita di tubi, ferri, sostegni, chiodi, puntellamenti. Io mi sento cadere ma non posso. Sono crocifissa. E osservo il mio vuoto, le mie ferite aperte che non sanguinano ma neanche diventano cicatrici, sono squarci come bocche spalancate per lo stupore, come occhi sbarrati. Per il terrore. Mi hanno imbalsamata. E non so, non so se è un accanimento terapeutico, questo, oppure se c’è una speranza davvero. Se tornerò ad essere quella che ero. Se riuscirò a reggermi da sola.

Il silenzio mi pugnala. Giorno e notte. Solo il rumore delle persone che lavorano per “curarmi”, ma non sono suoni, quelli. Non sono suoni quelli di chi viene a vedermi un attimo e poi se ne va via. Io ci provo, a chiamarvi. Faccio sbattere una persiana, provo con un brecciolino, che non voglio far male ma niente, ve ne andate.

Io mi svegliavo con le guance rosee e calde dei bambini, mi strizzavo gli occhi insieme a loro. Il profumo delle mille e mille caffettiere, l’odore già a settembre dei caminetti accesi. E poi i passi, i passi degli uomini che sono tornati dalla guerra, quelli delle donne che li avevano attesi, indimenticabili. Un concerto di percussioni che neanche un violino, una poesia così. D’estate, vi racconto, venite qui, sedetevi, ecco, d’estate c’erano i passi per i miei vicoli delle innamorate che camminavano abbracciate ai loro uomini. Il passo di una donna innamorata lo riconosci. E’ come un battito di ali, è leggero e potente insieme. Vola. 
Poi i passi delle mamme che mi portavano i piccini appena nati. Ecco. Quelli erano passi che incidevano la storia e scrivevano il futuro.

Poi a Natale. I passi dei papà nelle case, dopo mezzanotte, per mettere i regali sotto agli alberi…che emozione…ne ho vissuti centinaia e centinaia, ma niente, ogni volta come fosse la prima. E poi gli occhi, gli sguardi di chi si prendeva per mano, le lunghe notti d’amore. E la neve! Che belli i giorni di neve, qui…mi dicevano tutti che ero fatta per lei, che diventavo magnifica.

Due anni, in fondo cosa sono due anni se confrontati con tutti quelli che ho vissuto, cosa sono? Sono un’eternità. E io ho paura, 
ho paura di notte, ho paura che torni una scossa forte e allora mi aggrappo a questi scheletri che odio…poi ci sono momenti che quasi vorrei arrivasse. 
Forte, fortissimo. Essere rasa al suolo. 
Smettere di esistere, che così non lo so se ne vale la pena. 
Non si nasce città per restare vuote…li rivoglio tutti i miei abitanti. Li voglio qui. 
Odio, odio saperli altrove, lo so che pensano a me, lo so. 
Lo so che non vogliono stare via ma so anche che così è impossibile, così è impossibile…io impazzisco. 
Toglietemi questa roba di dosso, toglietemi tutto, toglietemi i fiori che mi portate e che poi lasciate morire, brutti, tristi, appesi a una transenna, togliete le cose che mi fanno brutta, togliete tutto questo schifo, scartatemi, voglio respirare, voglio cadere, voglio restare sospesa, voglio gridare.

Voglio piangere. Voglio guarire. Aiutatemi. Qualcuno mi aiuti. Mi vergogno, mi vergogno, lo capite!?! Io mi vergogno a farmi vedere così, nuda, sciatta, scomposta. Io non sono così. Sono bella. Anzi, sapete cosa vi dico? Ero talmente tanto bella che me la tiravo, e non poco.

Copritemi.
Copritemi per favore. E non mi guardate così, toglietevi quella pena dagli occhi, smettetela di parlare piano e di sorridere con le facce tirate.

Non sono scema. Sono distrutta ma giuro, non sono scema. 
Aiutatemi.


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Due notti per ogni luna


Quella che la illumina sospesa nel vuoto di equilibri

planetari

e quella del cuore, buia

conclamata.


Esistono due notti

per ogni luna.


23 marzo 2017



Finisce sempre tutto

Io cerco
e penso a
a te, immagino, solitudine e sogno
ricordo.

Io cerco
e ritrovo tracce
tra gomiti e polsi

ritrovo un livido leggero
un fossile di una carezza
e quello di un bacio
tra gola e cuore.


Nei giorni come questo che non è mattina mai
e non è sera soltanto
è tutto luce e un infinito buio
luogo dell'incauto
e del palpito nuovo.

Cade il fulmine
brucia e illumina

arde la voce zitta. Finisce sempre tutto

per ritornare.


15 marzo 2017